Europa, mi manchi.

La cosa che è cambiata in me è l’identità che indosso qui: la gente mi definisce l’europea, poco importa di dove. Da questa parte del mondo è l’Europa ad essere il sogno;  nessuno sa la differenza tra un francese, un polacco o un italiano. Era un sentimento che non avevo mai provato, l’idea di essere parte di una cosa che da qui sembra piccola, ma che vivendo lì, in Spagna, a Torino o a Londra, sentivo come l’estero. Però qui racconto a tutti di cos’è e cosa significa vivere lì, in quella Europa che racchiude l’Italia, ma che è anche tanto altro. Perché è l’Europa ad avere una dimensione piccola, comoda, alla portata di tutto. Qui non hanno idea di cosa significhi fare due sole ore di macchina per trovare un popolo appartenente ad un’altra cultura, un’altra lingua, un’altra storia. Qui, da Tijuana in Messico alla Terra del Fuoco in Argentina, per 10.543 km -togliendo il Brasile- hanno tutti la stessa lingua, che cambia solo per qualche parola, accento e intonazione. Ma un messicano e un argentino parlano la stessa lingua, anche se distanti chilometri, quando si incontrano si capiscono. Tutt’altra storia è assistere a una conversazione tra nonna Selina, buona donna piemontesissima, e nonna Gina, forte donna calabra. Lì le difficoltà linguistiche sono decisamente superiori, nonostante la stessa nazionalità. L’Europa da qui è bella, è varia, è di una dimensione perfetta. I tratti somatici dei latini effettivamente cambiano tra i vari popoli, anche qui ci sono state molte mescolanze. Quindi i costaricensi possono essere scuri, chiari, capelli rossi, bianchi, anche se generalmente sono più o meno mulatti. Ma nonostante la varietà, non sarebbe possibile per questi ragazzi, in nessun caso, prendere un treno e viaggiare in sicurezza per qualche giorno, cambiando ligue e culture, scoprendo città diverse tra loro, ma accomunate da un passato millenario. Ed eccomi qui a provare a spiegare che un interrail  non è un semplice viaggio in treno, che un Erasmus non è solo studiare in un altra lingua, che uno SVE non è solo un periodo di volontariato. Spiego che noi europei con meno di 50 euro davvero possiamo prendere un aereo ed andare a un festival in un altro Paese solo per un weekend ed essere di ritorno a lavoro il lunedì, e che se abbiamo voglia di mare e caldo o di freddo e neve possiamo scegliere, da noi esistono le 4 stagioni.

Mi rendo conto che noi europei siamo davvero fortunati: sento cosa siamo, vedo le ricchezze che abbiamo. Da qui, sento intensamente il potere della nostra storia, ricordo le nostre abitudini, penso ai nostri profumi. E tutto questo mi manca.